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Il 2023 della finanza, intervista a Vincenzo Tedeschi, AD di Directa SIM

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Finanza Vincenzo Tedeschi AD Directa SIM

Gli investimenti rappresentano un tema chiave per la finanza e per il fintech, in un contesto che vede il singolo sempre più protagonista, sempre più propenso a una gestione fai da te priva di intermediazioni. In questo contesto i PIR, Piani individuali di risparmio, assumono un’importanza sempre crescente nell’agevolare l’investitore privato, ma anche le imprese e l’intero sistema del mercato finanziario. A conclusione, quindi, di questo 2023 abbiamo avuto l’occasione di confrontarci con Vincenzo Tedeschi, AD di Directa SIM, prima piattaforma di trading italiana e tra i primi broker online al mondo con ad oggi oltre 70mila conti aperti.

Quali sono stati i principali trend nei mercati finanziari nel 2023?

Il 2023 è stato caratterizzato da movimenti ben specifici nelle diverse asset class. Il mercato azionario ha reagito positivamente al rasserenarsi delle condizioni macroeconomiche e ha riassorbito la volatilità del 2022, emersa a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina. I principali indici hanno performato bene, in particolare il NASDAQ, che ha fatto un +45% dall’inizio dell’anno, ma anche il mercato italiano ha reagito positivamente.

All’interno del mercato azionario abbiamo inoltre visto a livello globale, ma soprattutto in Italia, le small cap sottoperformare ampiamente .

Per quanto riguarda le obbligazioni il discorso è molto semplice: le banche centrali hanno iniziato ad alzare i tassi e quindi i rendimenti delle obbligazioni sono tornati in terreno positivo prima, e poi ampiamente positivo, con cedole anche del 5-7%. I titoli di Stato hanno raggiunto rendimenti molto alti, fino al 4%, a seconda delle scadenze. Quindi è stato un anno positivo per l’investitore dinamico, che ha saputo scegliere i titoli azionari e che ha anche saputo districarsi sui titoli obbligazionari.

Hanno invece sofferto i prodotti del risparmio gestito, a partire dalle polizze vita e i fondi comuni, che hanno subito l’altra faccia dell’aumento dei tassi, ovvero il deprezzamento degli stock di obbligazioni che ne compongono i panieri, ma anche direttamente la concorrenza delle stesse. Il BTP è diventato sicuramente un investimento diretto molto più interessante per il target del risparmio gestito.

Come sta cambiando il rapporto degli italiani con gli investimenti finanziari?

Vedo un fenomeno strutturale di protagonismo nella gestione degli investimenti, un aumento del “fai da te” guidato dalla confidenza acquisita nell’interazione con il web e con gli smartphone. Le nostre abitudini di vita sono sempre più guidate dal concetto di ricerca autonoma delle informazioni. Lo facciamo per il cinema, per i viaggi, quando acquistiamo un’automobile. Il fatto che negli smartphone, nei PC, nei tablet abbiamo il mondo a portata di mano, fa sì che tante persone dinamiche si informino in modo disintermediato.

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Questo vale anche nel mondo degli investimenti, con sempre più persone che si interessano dei propri investimenti e che quindi magari fanno confronti con quelle che sono le consulenze che vengono offerte in banca e dalle reti dei consulenti finanziari.

Qualcuno mantiene il rapporto con un consulente, altri passano al fai da te, scoprendo che gestire un portafoglio di ETF, di titoli di Stato, di azioni, è relativamente facile, che insomma non è qualcosa di trascendentale se ci si applica con uno studio focalizzato, apprezzando significative economie sulle commissioni rispetto al risparmio gestito tradizionale.

Il legislatore italiano negli anni ha cercato in diversi modi di promuovere e indirizzare il risparmio privato usando anche lo strumento dell’incentivazione. Una delle soluzioni emerse sono i PIR, voi come vedete questo strumento?

Il PIR è uno strumento che agevola l’investitore da un punto di vista fiscale. Directa SIM ha da poco introdotto la versione del PIR fai da te, probabilmente l’unica in Italia. Tutti i prodotti PIR precedenti erano prodotti di risparmio gestito, cioè fondi comuni gestiti con la compatibilità delle norme fiscali PIR, ma gestiti da un soggetto professionale e quindi con costi intorno al 2% l’anno come commissioni di gestione.

Directa offre un dossier titoli in amministrato con un ETF compatibile con le normative fiscali Pir. Il cliente può impostarsi acquisti periodici in questo ETF, oppure una tantum. Il risultato è un PIR diciamo semi fai da te, perché l’ETF è gestito in maniera strutturata da una SGR, in questo caso Amundi. Il vantaggio per l’investitore è beneficiare di commissioni significativamente più basse, attorno allo 0,6%.

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Il decreto anticipi ha previsto una modifica alla regolamentazione dello strumento stesso, come vede questo cambiamento?

La proposta di superamento dell’unicità del PIR dell’On. Centemero era in origine molto interessante. Purtroppo, la versione definitiva ne ha limitato fortemente la portata.

Il PIR consente all’investitore di avere un beneficio fiscale detenendo il titolo per un tempo minimo di cinque anni.

La versione definitiva del provvedimento consente poi sì all’investitore di sottoscrivere un nuovo PIR, ma gli consente di farlo solo con lo stresso intermediario. Sostanzialmente all’investitore viene data dunque solo la possibilità di ricomprare lo stesso strumento, e questo ha sostanzialmente eliminato l’apertura alla concorrenza che era presente nella formulazione originaria. Non è neanche detto che il provvedimento riesca a sostenere la domanda di titoli small-cap.

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