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Fintech UK: allarme fuga verso hub crypto esteri

Il Regno Unito, un tempo modello globale per l’innovazione nei servizi finanziari, rischia oggi di perdere la sua leadership nel settore fintech e crypto. I leader dell’industria lamentano un ambiente sempre più ostile per startup e imprese emergenti, strette tra normative eccessivamente rigide e la scarsità di accesso ai capitali. Keith Grose, responsabile di Coinbase nel Regno Unito, avverte: “Penso che il Regno Unito lo farà bene, ma c’è il rischio, se sbagli, di guidare l’innovazione in altri mercati”. A dieci anni di distanza dall’epoca d’oro dell’open banking e del supporto alle challenger bank, la priorità si è spostata sulla stabilità, rallentando lo sviluppo.
Investimenti scarsi e talenti in fuga: si guarda ad Asia e Medio Oriente
Le difficoltà non si limitano alla regolamentazione: gli imprenditori del Fintech UK faticano anche ad attrarre finanziamenti. Secondo Tim Levene, CEO di Augmentum Fintech, i capitali sembrano più disponibili all’estero: “Stiamo cercando pentole di capitale nel Regno Unito, ma attualmente sarebbe più fruttuoso andare nel Golfo, negli Stati Uniti, in Australia o altrove in Asia”. Anche la Brexit ha inciso negativamente, ostacolando il reclutamento di talenti internazionali. Lisa Jacobs, CEO di Funding Circle, insiste sulla necessità di agire subito: “Abbiamo tutti gli ingredienti lì, ma deve continuare. Non possiamo riposare sugli allori.”
Criptovalute: regolamenti incerti e “debanking” delle aziende
Nel panorama crypto, il Regno Unito appare ancora più indietro. Le regole sulle criptovalute – in particolare sulle stablecoin – sono ancora vaghe e incomplete. Cassie Craddock, dirigente di Ripple, segnala che “altre giurisdizioni hanno iniziato a cogliere l’opportunità”, riferendosi a paesi come Singapore, Hong Kong ed Emirati Arabi Uniti che stanno adottando normative pro-crypto. Mark Fairless, CEO di ClearBank, spiega che la sua società è pronta a lanciare una stablecoin, ma è frenata dalla mancanza di chiarezza normativa. Intanto, molte aziende crypto sono vittime del cosiddetto “debanking”: banche tradizionali che chiudono o rifiutano l’apertura di conti alle imprese legate al settore digitale. “Non puoi costruire il futuro del sistema finanziario qui se non abbiamo quella parità di condizioni”, denuncia ancora Grose di Coinbase.
La concorrenza globale accelera: MiCA, USA e hub asiatici avanzano
Mentre il Fintech UK resta impantanato, gli altri centri finanziari globali spingono sull’acceleratore. L’Unione Europea ha introdotto MiCA, una regolamentazione chiara per i mercati crypto, già entrata in vigore. Gli Stati Uniti, sebbene con approcci disomogenei, hanno mostrato maggiore apertura durante l’amministrazione Trump, con la SEC che ha lasciato cadere diverse cause contro aziende crypto. Craddock osserva: “Il MiCA è entrato in vigore nell’UE, mentre Singapore, Hong Kong e gli Emirati Arabi Uniti stanno andando avanti a pieno ritmo”. Il Regno Unito ha appena pubblicato una roadmap per la regolamentazione del settore, ma si prevede un quadro completo solo entro il 2026. Nel frattempo, le imprese guardano altrove per crescere, investire e innovare.
Il rischio per il Fintech UK non è solo perdere talenti e capitali, ma rinunciare al ruolo guida in uno dei settori più promettenti del futuro.