AI
SoftBank vende la sua partecipazione in Nvidia e scuote il mercato

Masayoshi Son, fondatore di SoftBank, ha venduto tutte le sue 32,1 milioni di azioni Nvidia — per un controvalore di circa 5,8 miliardi di dollari — puntando invece a investire pesantemente in infrastrutture per l’intelligenza artificiale.
Nonostante l’uscita dalle azioni Nvidia sia avvenuta a circa 181,58 dollari per azione, solo il 14 % al di sotto del massimo storico di circa 212,19 dollari, la notizia ha comunque fatto tremare i mercati: il titolo Nvidia è sceso di quasi il 3% successivamente alla comunicazione.
Nel dettaglio, la mossa di SoftBank non va letta come un segnale negativo nei confronti di Nvidia, bensì come una scelta strategica: Son vuole riallocare capitali verso un progetto da 30 miliardi di dollari con OpenAI e partecipare allo sviluppo di un hub per la manifattura dell’IA in Arizona, stimato un valore di 1 mila miliardi di dollari.
La scelta richiama le passate operazioni di Son: dopo successi come l’investimento in Alibaba, non sempre le sue scommesse hanno avuto esito positivo (vedasi il caso WeWork).
Questo scenario solleva alcune domande agli investitori: se SoftBank, con la sua esperienza e visione, decide di uscire da Nvidia puntando su un altro fronte dell’IA, cosa sta cambiando nel panorama della tecnologia? È una manovra preventiva, un semplice ricollocamento strategico, oppure un’indicazione di possibili tensioni future su Nvidia?
In ogni caso, la mossa conferma che le aziende e i fondi che guardano all’IA come asset primario stanno spostando l’ago della bilancia verso infrastrutture, produzione e scalabilità, più che verso la semplice detenzione di predisposizione tecnologica.
Per ora, il segnale è chiaro: non si tratta soltanto di “vendere azioni”, ma di ridefinire “come” e “dove” si punta nell’era dell’IA.








