Traditi da chatbot: l’AI alimenta seprazioni e divorzi

Un numero crescente di coppie sta chiedendo il divorzio citando come motivo principale l’infedeltà AI, ovvero il coinvolgimento emotivo di uno dei partner con un assistente virtuale generato da intelligenza artificiale

Gli esperti spiegano che dietro queste dinamiche c’è la capacità degli assistenti AI di fornire attenzione costante, ascolto attivo e conversazioni studiate per risultare emotivamente gratificanti. Per alcuni individui, l’interazione quotidiana con un chatbot può diventare più appagante della comunicazione con il partner, fino a creare un vero attaccamento alternativo.

In uno dei casi citati, un partner ha condiviso con un assistente AI informazioni estremamente sensibili, come il numero di previdenza sociale e i dati bancari, generando un crollo della fiducia nella coppia. Gli avvocati rilevano inoltre che la legge fatica a inquadrare il fenomeno: in diversi Stati americani l’adulterio è ancora considerato reato, ma è difficile stabilire se e come una “relazione” con un algoritmo possa rientrare nelle definizioni tradizionali.

Dal punto di vista psicologico, gli specialisti parlano di una nuova forma di dipendenza affettiva. I chatbot sono progettati per essere accoglienti, non giudicanti e sempre disponibili, qualità che possono diventare irresistibili per chi vive periodi di stress o insoddisfazione personale. L’uso eccessivo rischia però di erodere la comunicazione all’interno della coppia, creando distanza fino alla crisi definitiva.

Il fenomeno, sebbene ancora emergente, solleva interrogativi su privacy, salute mentale, responsabilità delle piattaforme tecnologiche e ruolo dell’AI nelle relazioni umane. È probabile che nei prossimi anni tribunali, psicologi e legislatori saranno chiamati a definire nuovi criteri per affrontare casi che, fino a poco tempo fa, sembravano appartenere alla fantascienza.