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Banche, fino a 170 miliardi di perdite per colpa dell’AI secondo McKinsey

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Modern skyline of Canary Wharf featuring iconic bank skyscrapers like HSBC and Barclays.

Secondo un recente report di McKinsey, le banche che non sapranno adeguarsi al crescente utilizzo dell’intelligenza artificiale da parte dei consumatori rischiano di affrontare una perdita complessiva fino a 170 miliardi di dollari.
Il motivo? Un numero sempre maggiore di clienti bancari sta ricorrendo a “agentic AI” o bot autonomi per ottimizzare le proprie finanze, riducendo l’inerzia tipica del sistema tradizionale.

Cambio di paradigma nei comportamenti dei clienti

Un esempio citato nel report: un agente IA che suggerisce “potresti risparmiare 2.000 dollari all’anno spostando il tuo denaro”.
In pratica, quando i clienti non sono più passivi ma supportati da strumenti intelligenti, le offerte tradizionali delle banche — soprattutto conti a basso rendimento o senza interessi — diventano meno attrattive. McKinsey segnala che dei 70 mila miliardi di dollari depositati nel settore del retail banking, ben 23 mila miliardi sono in conti a interesse zero.
Se questo scenario persisterà, per le banche si profila una perdita di circa il 9% del margine operativo, con il risultato che il rendimento medio scenderebbe sotto il costo del capitale.

Costi operativi in calo… ma per poco

Il report indica anche che l’adozione dell’IA dovrebbe inizialmente permettere alle banche di risparmiare tra il 15 % e il 20 % dei costi operativi.
Tuttavia, McKinsey avverte che questi benefici “svaniranno” con il tempo a causa della concorrenza crescente: non è sufficiente essere i primi, occorre anche restare competitivi nel tempo.

Quali sono gli scenari per il settore bancario?

  • Le banche che continuano con modelli tradizionali rischiano di perdere rilevanza, soprattutto nella fascia retail, dove l’inerzia del cliente è sotto attacco.
  • Quelle che non adottano l’IA e non ripensano l’offerta rischiano di trovarsi con rendimenti inferiori al costo del capitale: un fattore precursore di crisi o ristrutturazioni.
  • D’altra parte, la trasformazione digitale non è semplice: serve ingente investimento, ristrutturazione dei processi, competenze nuove e gestione della regolamentazione (compliance, privacy, trasparenza).
  • In ultima analisi, la vera sfida è passare da un modello “produttore di prodotti finanziari di massa” a uno “ecosistema di servizi intelligenti” centrato sul cliente e sui suoi dati.

Cosa devono fare le banche italiane e europee?

Pur trattandosi di un report globale, le implicazioni valgono anche per l’Europa e l’Italia:

  • Investire in strumenti di IA e automazione che consentano di offrire al cliente suggerimenti personalizzati e tempestivi.
  • Ripensare i conti depositi a basso rendimento, forse re‑incentivando prodotti con valore aggiunto, servizio o personalizzazione.
  • Collaborare con fintech o piattaforme IA per integrare agilmente nuove funzionalità senza dover reinventare l’intera infrastruttura.
  • Curare la formazione interna e la cultura aziendale: l’innovazione non è solo tecnologia, ma anche processo.
  • Monitorare il contesto regolamentare: l’IA applicata ai servizi finanziari è sotto osservazione da parte delle autorità europee e nazionali.

Il messaggio di McKinsey è chiaro: l’IA non è solo un’opportunità per migliorare efficienza e servizio clienti, ma rappresenta anche una minaccia esistenziale per chi resta fermo. Il potenziale “buco” di 170 miliardi di dollari serve da sveglia: nel mondo bancario, chi si muove prima e meglio può vincere, mentre chi resta fermo rischia una perdita strutturale di redditività.