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Breakingtech Innovation Leaders 01: Andrea Tessera (Gruppo Sella)

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Inauguriamo una nuova serie di interviste esclusive con i leader dell’innovazione! Nella prima puntata di Breakingtech Innovation Leaders, il direttore di Breakingtech, Elias Secchi intervista Andrea Tessera, Chief Information Officer del Gruppo Sella.

Insieme abbiamo esplorato come il Gruppo Sella stia innovando e reinventando il settore finanziario. Tessera ha condiviso con noi una visione approfondita su temi chiave quali l’intelligenza artificiale nel banking, i DLT e l’Open Innovation

Quali sono i top trend di innovazione nel settore finanziario e come li sta affrontando il gruppo Sella?

Siamo nella sesta ondata di Innovazione, ricordo che la quinta è stata quella di Internet, e i trend più grossi sono sicuramente quelli legati all’intelligenza artificiale, ai quantum computing, al biotech e ovviamente tutta la parte che rileva il tema del DLT, Digital Assets, quindi blockchain. Noi come gruppo Sella ci siamo strutturati già da un paio d’anni con team verticali di competenze, chiamati Competence Center, proprio per ognuno d questi. Poi il quantum computing è una cosa che arriverà più avanti…

… che ha anche delle maggiori complessità e forse è più di frontiera?

Ha due complessità, al netto della tecnologia in sé, c’è anche tutto un tema legato alla sicurezza, no? Essendo noi un istituto finanziario un altro tema grosso è la Cybersecurity, quando hai crittografie legate a questo tipo di tecnologia devi, dall’altra parte, attrezzarti da un punto di vista di Cyber. Però è un trend che non impatterà per i prossimi sei/sette anni, io direi. Mentre invece quelli molto attuali sono l’intelligenza artificiale, di cui accennavo prima, e che in realtà esiste da quaranta/cinquant’anni però adesso è diventata popolare.

Qual è l’approccio di Sella all’intelligenza artificiale, visto che è il tema del momento e sta avendo un impatto trasformativo in tutti i settori sostanzialmente.

Sì è un tema molto pervasivo. È diventato popolare, o pop, anche per tutta la gente comune con l’avvento delle interfacce come ChatGPT, OpenAI e non solo e quindi adesso è proprio veramente trasversale. Noi l’abbiamo approcciato già tanti anni fa soprattutto per quanto riguarda la parte incrementale per quanto riguarda il lavoro su modelli che potessero in qualche modo migliorare la nostra propensione al rischio, piuttosto che la parte di sicurezza, piuttosto che credit scoring e questo lo facciamo da un bel po’ di anni. Invece, credo sia importante raccontare quello che noi facciamo da adesso per i prossimi anni: due direttive strategiche, grosse e impattanti, una legata al cliente, quindi immaginiamoci tutto quello che è l’applicativo di un assistente virtuale, un assistente personale quasi che ti accompagni o accompagni il cliente nella sua vita di tutti i giorni finanziaria e non…

…che diventa molto più efficace…

sicuramente è un lavoro delicato perché poi ovviamente ha tre assi, no? Uno informativo, uno dispositivo per poter effettuare le operazioni e uno predittivo basato sul generativo e ovviamente questo è un po’ diciamo il progetto a lungo termine strategico uno. Sempre sulla base di questo noi abbiamo sviluppato già internamente un assistente virtuale, invece, per i nostri colleghi per meglio servire il cliente, quindi, una specie di assistente virtuale interno che va addestrato con documentazione, con input, con prompting ed è pronto nella fase di rilascio in beta interno. 

Quindi questo sono per il tavolo uno. Il tavolo due, quindi, come dico io, argomento due è un argomento un po’ più ampio che riguarda i dati e riguarda tutta la parte di automazione di processi, perché poi un’impresa, qualsiasi essa sia, la banca non fa accezione, anzi la banca essendo comunque un animale complesso e regolamentato ha tanti processi e tanti pezzettini che comunque ancora non sono totalmente digitali, quindi tramite algoritmi, che poi si chiamano agenti, Agenti KI, e che sono in grado di leggere ed eseguire dei compiti autonomi su processi, però hanno bisogno di dati, hanno bisogno di dati, hanno bisogno della digitalizzazione dei dati al 100%. 

Quindi questo è un altro tavolo che è partito da settembre e che ci vedrà impegnati come gruppo nei prossimi anni per poter poi rendere tutti questi dati fluidi e quindi poter lavorare in modo autonomo con gli agenti. 

Altro tema che hai menzionato e che risulta molto interessante, quello dei digital assets. Qual è l’approccio di sella al mondo dei digital assets? E sappiamo che nel mondo iniziano delle sperimentazioni su Central Bank digital currencies, probabilmente il progetto dell’euro digitale è più indietro rispetto a quelli che sono in fase più avanzate, come vi approcciate a questo?

Ci siamo approcciati come a grosso modo ti raccontavo prima, nel senso, abbiamo creato un centro di competenza, in realtà già tre anni e mezzo fa, che ha lavorato verticalmente su tre direttive principali: uno è una progettualità di custodia passiva, che è in rilascio entro quest’anno, dal punto di vista… 

… si accetta la realtà che i clienti vogliono detenere cripto asset? 

Sì, poi il tema del paniere, di cosa ci metteremo sopra è diciamo ancora in discussione col regolatore non solo, anche internamente, quindi poi capiremo che cosa metterci sopra. L’importante è avere l’infrastruttura pronta. Abbiamo fatto la generazione delle chiavi, abbiamo rilasciato sostanzialmente il family and Friends. Entro fine anno sapremo, anche per le interlocuzioni che abbiamo con il regolatore Banca d’Italia, che tipo di paniere avremo poi da offrire ai clienti. 

Questo è la prima linea, la seconda è stablecoin, hai detto bene, quindi tutto il tema delle stablecoin che stiamo esplorando sia a livello sistemico, e non solo italiano, e sia a livello, diciamo sperimentale, interno, ed è una cosa che si svilupperà l’anno prossimo. E poi abbiamo tutto il tema della identità digitale, che comunque è digital asset. Quindi sostanzialmente ci siamo mossi prima, abbiamo un bel team verticale, molto focalizzato sulla tokenizzazione degli asset che è importante, tokenizzazione di asset sappiamo che ormai è essenziale comunque farla dagli investimenti piuttosto che delle azioni, piuttosto che da qualsiasi bene, quindi anche quello fa parte di questo nostro progettualità.

Altro tema su cui Sella si è posizionata da tempo è l’open innovation. Si è celebrato, il decennale di di Sellalab, programma che avete che avete rinnovato anche con la realizzazione del nuovo open innovation center di Torino. Che cosa è cambiato in questi 10 anni? Che cosa serve adesso, nel 2024 , e prossimi anni, per fare bene open innovation a differenza del periodo precedente? E quali modifiche avete implementato? 

È un’ottima domanda. Ci sono delle cose che non sono cambiate, non cambieranno, come l’approccio aperto all’innovazione, perché è comunque un approccio a cui personalmente credo molto, ma il gruppo anche e l’ha sempre cavalcato, anche prima che io arrivassi, 10 anni fa io non facevo parte di questo gruppo. Però ho apprezzato parecchio questo tipo di approccio. Lavorare in un framework di open innovation ti permette di essere più veloce, più leggero e di avere energie, focus da team verticali, persone, individui, aziende, startup, … Che comunque ti permette di sviluppare in modo industriale o di avere un’idea o di attaccare o di creare da zero qualcosa che diciamo, da solo, fai un po’ più fatica. Non non esiste più, secondo me, il paradigma dell’R&D che c’era una volta. Negli anni 70, 80, mi ricordo, mio papà era capo dell’R&D di Philips e loro avevano il vantaggio grande che ovviamente la proprietà intellettuale era sempre loro, ecco, avevano molto controllo. Lo svantaggio è che eri un po’ più lento a fare le cose. Oggi è talmente veloce l’innovazione e non ti puoi più permettere di tenerla chiusa, quindi devi tenerla per forza aperta. Ci sono tanti input che noi prendiamo e che diamo. Questo per quanto riguarda l’open Innovation. 

Sellalab, ha 10 anni, ha attraversato un’era fantastica che era poi quella della digitalizzazione, ha servito molto bene il territorio. Noi abbiamo punti sul territorio, Torino l’ultimo che abbiamo aperto abbiamo inaugurato settimana scorsa, due settimane fa, scusate, e che ha comunque una parte di open innovation e un Sellalab. Tra l’altro in questi giorni iniziamo a ospitare i primi eventi in ottica di open innovation. Il twist, che abbiamo dato a Sellalab, e in generale a tutto questo, è quello sull’impatto. Quindi quello che ci permette un po’ di colorare verso quello che è un po’ anche l’intento del gruppo e un po’ quello che è uno dei grossi trend che è quello dell’impatto positivo. Quindi Sellalab è attore protagonista sul territorio attraverso iniziative dirette, iniziative indirette, attraverso educazione finanziaria, attraverso eventi, mettendo in contatto fondi e startup, mettendo in contatto aziende, ha iniziato a fare un lavoro importante e il nostro obiettivo è che tutti i Sellalab, che poi sono 5, più gli open innovation center che abbiamo, uno a Biella e uno a Torino adesso, siano in grado di convogliare al 100% sul territorio questo tema. 

Ritornando al tema dell’open innovation, il settore bancario sappiamo che è un settore fortemente regolato, quali sono le sfide del costruire la collaborazione tra startup e Banca? Anche considerato che hai avuto la possibilità di stare da entrambe le parti.

È vero. Tanto tempo fa ormai, , primi anni 2000 facevo parte di una startup che poi ha avuto un grande successo che era Vitaminic, poi ne ho fatte altre… 

… se vuoi raccontare velocemente, perché molti non hanno presente. Io ero un non-nato barra in fasce 

Mi fai sentire vecchio… Sì, avevo 28 anni ed era il 98 quando incontrai Gianluca Dettori e il Elserino Piol, insomma, un gruppo di illuminati, e abbiamo creato, Vitaminic. Io poi, un po’ per il mio, per il mio background, sono stato mandato ad aprire l’Olanda, il Benelux, perché era un territorio che conoscevo bene, conoscevo anche la lingua, e poi sono diventato diciamo responsabile europeo di tutta, la parte di e-commerce, delle operazioni, eccetera. Però cos’era Vitaminic? Era una piattaforma di musica digitale, quindi un antesignano di Spotify, e arrivava dopo Napster, parliamo di download, quindi c’erano ancora gli MP3. Ha avuto un grande successo, siamo stati quotati in borsa nel 2001 ed è stata una bella avventura. Diciamo che a me ha insegnato tantissimo, nel senso che da imparare a assemblare tavoli dell’Ikea sabato e la domenica per costruire il primo ufficio fino ad andare in borsa o costituire delle entità delle legal entity in Germania piuttosto che in Olanda, interfacciarsi anche con i regolatori, che erano poi le Collective Right Society delle varie nazioni, è stata un’esperienza incredibile e mi ha permesso anche di lavorare con un team veramente talentuoso, multidisciplinare, ma anche multietnico, per il quale eravamo da un po’ da tutti i paesi d’Europa, avevamo anche una sede negli Stati Uniti. Quindi quella è stata una bellissima esperienza.

Tornando a noi, quello che quello che quello che avviene, come interscambio tra una società, tra un’azienda come la nostra, quindi una banca, regolamentata e le fintech, o comunque start up nel nostro mondo, è fantastico perché allora innanzitutto devi saper parlare la loro lingua, quindi la fortuna è anche di avere poi nel team nostro, soprattutto di innovazione, persone che capiscono dall’altra parte del tavolo di cosa si sta parlando e anche il tipo di mindset che c’è. L’interscambio è quello che dicevo prima, cioè da una parte noi abbiamo il vantaggio di adottare una soluzione, di farci aiutare da un team verticale su un pezzettino magari del prodotto, del servizio che vogliamo costruire insieme, perché poi non tutte le startup fanno tutto. Magari prendiamo la startup che fa il Wallet digitale o l’on boarding piuttosto che qualsiasi altra cosa, è una cosa che ci accelera dal punto di vista del focus, dal punto di vista anche se vuoi anche economico perché comunque svilupparlo internamente, magari è più lungo… Economico intendo sempre diciamo la latenza che ci mette un gruppo medio/grande, che sia a costruire, a mettere a bagno, a mercato, una soluzione quando, invece, puoi farlo con una startup. Noi gli diamo ovviamente, oltre che l’accesso ai capitali, piuttosto che qualsiasi altra cosa più finanziaria, diamo loro la nostra esperienza in termini regolamentari, la compliance, il risk e tutto quello che ne consegue, perché poi ovviamente le startup non sono attrezzate naturalmente per fare tutto. Quindi c’è un interscambio, secondo me, che deve essere sempre win-win. Noi collaboriamo con centinaia di queste entità e insomma un po’ nell’ecosistema Sellalab, un po’ nell’ecosistema del fintech, e tendenzialmente ci aiuta a portare avanti delle cose.

Molto interessante, siamo atterrati al lavoro che fa Sella di collaborazione con start-up fintech e chiudiamo riprendendo un discorso più ampio quindi, quali sono le sfide che le sfide che abbiamo davanti? 

Sicuramente la sfida, le sfide che abbiamo davanti a livello di trend le ho dette e sono quelle principalmente legate, per quanto riguarda l’innovazione, sono quelle legate agli applicativi dell’intelligenza artificiale, a tutto il mondo dell’ET, all’impact e all’open innovation. Ma dal punto di vista di priorità per noi o sfide-priorità è sicuramente legato al tema di execution… 

…Sì, esatto, volevo arrivare proprio lì: i trend li abbiamo elencati, quali sono le sfide per metterli a terra… 

Essere molto focalizzati sulle priorità che devono fare al paio anche le possibilità, il mercato, il contesto, perché poi è facile fare dei PowerPoint piuttosto che declamare intenti, ma poi la concretezza, invece, è anche un altro estratto distintivo, e DNA di questo gruppo. Quindi focus sulle priorità ed execution e sulla misurabilità di quello che facciamo, perché poi ci piacerebbe fare tutto come innovatori, dobbiamo contestualizzarlo in un mercato che è quello italiano, o europeo nel caso di alcune progettualità, in una dimensione, però insomma, noi spingiamo sicuramente tanto dal punto di vista anche sistemico, perché poi lavoriamo appunto con gli altri tramite tramite ABI con anche con le altre banche, ma non solo, quindi sicuramente queste due cose, focus ed execution.